La vecchiaia se l’è portato via secondo natura; fragile ma fino all’ultimo presente nella consapevolezza che è propria dei saggi e dei sapienti. Mancherei di rispetto a Carlo Maria Martini se non lo riconoscessi anzitutto come un grande vescovo cristiano, un pastore che credette nel Concilio Vaticano II e non a caso ne ha riproposto la convocazione come necessità stringente della Chiesa. Ma comprenderete se in lui io ammiro soprattutto lo studioso esegeta della Bibbia, l’amico degli ebrei, audace innovatore nel dialogo interreligioso. E mi fa piacere che l’ultimo nostro incontro sia avvenuto a Gerusalemme, la città che aveva scelto nel distacco dall’esperienza pastorale milanese.
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